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Crisi: Alternative e rivolte (parte prima)

Giovedì 29 gennaio

H 20.30

a ZAM

Da qualche anno la crisi economica è diventata materia di tutti i giorni; inesorabilmente la crisi continua ad avanzare tra opinioni pessimistiche e chi ne nega l’esistenza. E’ venuta fuori in un autunno  di qualche anno fa e non ci ha più abbandonato.

Ma da dove è nata e perchè? Chi sta realmente pagando gli effetti della crisi, e chi invece si sta arricchendo da una situazione di instabilità economica?

Le risposte le stiamo cercando assieme a tanti nelle strade delle lotte globali, da Atene a Madrid, passando per Roma, Algeri, Santiago, Tunisi; sappiamo che stanno dentro i processi d’autorganizzazione sociale, dentro la capacità di costruire conflitto, progetto radicale d’alternativa, reti solidali, mutualismo, spazi d’autogestione.

Il 15 ottobre a Roma e a livello globale si manifesterà contro la crisi, l’austerità, le politiche di gestione dei governi. Noi saremo a Roma, noi vogliamo esserci in tanti, diversi, conflittuali e in rete con altri che da Milano vorranno partecipare.

ne discutiamo con:

Maurizio Landini (Fiom)
Luca Casarini (uniti per l’alternativa)
Francesco Raparelli (centro studi alternativa comune)
Mirko Mazzali (consigliere comunale)
Emanuele Patti (arci milano)
Andrea Di Stefano (rivista valori)

modera Danilo De Biasio ( Radio Popolare)

 

ZAM
Zona Autonoma Milano
Via Olgiati 12,Barona
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Tram 2,14
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ORA E SEMPRE NO TAV. CONTESTAZIONE ALLA FESTA DEL PD A MILANO

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Oggi abbiamo fatto visita alla “democratica” festa del PD a Milano. Era previsto sulla sicurezza, un incontro con Fassino, sindaco di Torino, e da sempre molto loquace quando si tratta di esprimersi sulla lotta NO TAV in Val di Susa.

Eravamo andati per dare ragione a Fassino, quando dopo lo straordinario

assedio del 3 luglio affermava che “Non è tollerabile che la Val di Susa venga letteralmente presa in ostaggio da gruppi di violenti che hanno militarizzato la protesta e teorizzano la guerra civile.”. Peccato che, tuttavia, i violenti non sono quelle persone, quei ragazzi, quella madri e quei bambini che da più di 20 anni lottano contro una rete ferroviaria utile più alle tasche di chi la costruisce che a una reale modernizzazione dell’Italia. Sono le forze militari di occupazione che hanno iniziato il 27 giugno a reprimere con lacrimogeni, idranti, denunce, fogli di via la legittima protesta di chi si oppone a mafie e faccendieri. La sicurezza che Fassino invoca è quella di un territorio militarizzato da forze dell’ordine, quella dei recinti e del filo spinato.

Ma Fassino, evidentemente, ha avuto paura. Non si è presentato. Non voleva trovarsi nella situazione imbarazzante di avere di fronte chi la pensa diversamente sull’Alta Velocità, che in questo paese ha già devastato l’appennino tosco-emiliano. Non voleva trovarsi di fronte le persone che secondo lui sarebbero da gasare massicciamente con il gas al CS vietato dalla Convenzione sulle armi chimiche (CAC) insieme al movimento NO TAV della Val di Susa.

Ma noi, alla festa del PD, ci siamo andati ugualmente. Fassino, infatti, non è assolutamente isolato nel suo partito nella sua crociata contro i NO TAV. Non solo l’ormai famoso stratega militare Esposito, parlamentare del PD, che invoca l’istituzione di una “zona di interesse di strategico” attorno al non- cantiere di Chiomonte e l’uso di armi quali le flash bombs, ma tutto il partito condivide le sue posizioni.

E quindi abbiamo fatto loro una bella visita, bloccando questo incontro farsa e facendogli respirare qualche, innocuo, fumogeno, nulla rispetto ai CS ripetutamente sparati in Val di Susa.

 

E ci siamo andati come militanti No Tav, perchè anche noi condividiamo la difesa di un territorio contro la speculazione, contro l’arroganza di un governo che in tempo di enorme crisi economica spende soldi per mantenere un non-cantiere presidiato giorno e notte da forze dell’ordine e che si permette di reprimere chiunque sostenga qualcosa di diverso. Siamo No Tav perchè siamo contro opere inutili e dispendiose, siamo contro gli intrallazzi di palazzo che per interessi economici cementificano e distruggono interi territori.

 

 

 

Siamo No Tav perchè il territorio è un bene comune.

Sempre al fianco della lotta NO TAV

A sarà dura.

 

“Porta un dono dalla Val Susa a Fassino”

Venerdì 16 settembre Fassino sarà alla festa del partito democratico a Milano

Venerdì 16 settembre “Porta un dono dalla Val Susa a Fassino”

appuntamento ore  20.00 MM qt8


“Non è tollerabile che la Val di Susa venga letteralmente presa in ostaggio da gruppi di violenti che hanno militarizzato la protesta e teorizzano la guerra civile.”

Così Piero Fassino si è espresso il 3 luglio 2011, alla luce degli scontri di quella giornata. Siamo d’accordo, è una situazione che non è più tollerabile, e i due mesi passati hanno dimostrato che oramai la Val Di Susa è occupata da gruppi di violenti. L’errore è che i violenti non sono quelle persone, quei ragazzi, quella madri e quei bambini che da più di 20 anni lottano contro una rete ferroviaria utile più alle tasche di chi la costruisce che a una reale modernizzazione dell’Italia; sono le forze militari di occupazione che hanno iniziato il 27 giugno a reprimere con lacrimogeni, idranti, denunce, fogli di via e azioni da bulletti di quartiere la legittima protesta di chi si oppone a mafie e faccendieri. La sicurezza che Fassino invoca è quella di un territorio militarizzato da forze dell’ordine, quella dei recinti e del filo spinato. Probabilmente quando parla di sicurezza il sig. Fassino non ha idea che i gas lacrimogeni al CS usati a Chiomonte sono armi da guerra, vietate nella Convenzione sulle armi chimiche (CAC) e che è stato dimostrato che in alcuni casi possono pure risultare letali. Vogliamo fargli vedere come sono fatti, la puzza che emanano anche dopo settimane che sono spenti e offrirglieli perchè possa portarsi un po di “sicurezza” a casa. Vogliamo andarci come militanti No Tav, perchè anche noi, che la valle non la viviamo abitudinariamente, condividiamo la difesa di un territorio contro la speculazione, contro l’arroganza di uno governo che in tempo di enorme crisi economica spende soldi per mantenere un non-cantiere presidiato giorno e notte da forze dell’ordine e che si permette di reprimere chiunque sostenga qualcosa di diverso. Siamo No Tav perchè siamo contro opere inutili e dispendiose, siamo contro gli intrallazzi di palazzo che per interessi economici cementificano e distruggono interi territori. Siamo No Tav perchè alle feste del PD viene impedito di entrare con le bandiere contro il treno. Siamo No Tav perchè il territorio è un bene comune e non intendiamo lasciare l’onere di difenderlo solamente a chi lo vive giornalmente.

Milano No Tav

||5 SETTEMBRE 2011||NOI NON GIOCHIAMO IN BORSA||PAGHI LA CRISI CHI L’HA PROVOCATA

NOI NON GIOCHIAMO IN BORSA,
FACCIAMO SUL SERIO
PAGHI LA CRISI CHI L’HA PROVOCATA

LUNEDI’ 5 SETTEMBRE ORE 20.30
APPUNTAMENTO IN PIAZZA AFFARI

Non è il “tifone Irene”, non è un evento naturale.
La crisi ha madri e padri, che non siamo noi.
E’ il prodotto di un sistema, violento e ingiusto, retto dall’invisibile e potente “re mercato” che piega il mondo, ne definisce o annulla i confini, scrive e riscrive le regole cui tutto è subordinato: la vita, la terra e le sue risorse, le istituzioni, il sociale, la politica.
E’ il risultato del dominio dei pochi gestori della finanza su tutto e su tutti ed è insopportabile che proprio chi ha creato la crisi possa arbitrariamente decidere a chi farla pagare.
La ricetta è velenosa: guerra; negazione e cancellazione dei diritti; tagli allo stato sociale (dove c’è); aumento delle disuguaglianze ovunque; restringimento degli spazi di democrazia.
Nel nostro paese, la manovra che Governo e Confindustria cercano di far passare sta in questo schema globale.
E’ una manovra di classe che traduce (e peggiora) i diktat della Banca Centrale Europea e che interviene anzitutto sul mondo del lavoro distruggendo il contratto nazionale, regalando alle imprese persino la liberà di licenziare, che privatizza ciò che non può essere privatizzato, che penalizza chi non può più essere penalizzato.
Noi contestiamo questa manovra che distrugge i diritti del lavoro e sociali e abbiamo un obiettivo immediato: impedire che venga varata.
Ma poi non ci possiamo fermare. Dobbiamo fare in modo che lo sciopero generale del 6 settembre blocchi davvero il paese, che sia mobilitazione di tutte e di tutti.
Dobbiamo fare in modo che sia tappa non momento conclusivo di una lotta unificante che si deve estendere e connettersi con le mobilitazioni in atto e in programma negli altri paesi (dalla Spagna, all’Inghilterra, alla Grecia) per dire basta all’Europa dei banchieri, degli speculatori e dei “saldi di bilancio” da raggiungere sulla pelle dei giovani e dei lavoratori.

INVITIAMO LA MILANO CHE NON SI RASSEGNA A FAR SENTIRE LA PROPRIA VOCE LUNEDI’ 5 SETTEMBRE, A PARTIRE DALLE 20.30 DAVANTI ALLA BORSA IN PIAZZA AFFARI.

FIOM MILANO
COMITATO OLTRE IL 16 OTTOBRE” ZONA 5
ZAM-ZONA AUTONOMA MILANO
POPOLO VIOLA MILANO – RETE GRUPPI LOCALI
MOVIMENTO SCUOLA PRECARIA MILANO
LABORATORIO DI PARTECIPAZIONE STUDENTESCA
FEDERAZIONE DELLA SINISTRA – PRC MILANO
SINISTRA CRITICA MILANO
LISTA CIVICA “UN’ALTRA PROVINCIA”
PDCI MILANO
ITALIA DEI VALORI MILANO
GIOVANI COMUNISTI MILANO
PROGETTO ALTEREGO MILANO.

||Basket 3 Vs 3||Benefit per la Palestra di ZAM||4 Settembre 2011||

 

||||DOMENICA 4 SETTEMBRE 2011||||

Zona Autonoma Milano presenta:

[[[BASKET 3 vs 3 al Parchetto di Via Olgiati,Barona]]]
dalle 14 alle 20…..

Un torneo di Basket 3 VS 3 per finanziare i lavori che porteranno ZAM (zona Autonoma Milano) ad avere una palestra popolare.

Un torneo di Basket per far vivere un parco del quartiere Barona.

Un torneo di Basket per riprendere l’anno politico.

Per iscrizioni e informazioni
333 50 56 159

Iscrizione 20 euro a squadra

NON MANCARE!!!!!

AMA LO SPORT
ODIA IL RAZZISMO!

ZAM
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Nardò, contraddizioni e indicazioni.

Nardò, contraddizioni e indicazioni.

Mentre facciamo riunione nella sala cucina della masseria c’è una troupe di RaiTre che si aggira per il campo. Poco prima un ragazzo ubriachissimo inveiva contro tutto e tutti, etnie diverse dalla sua, bianchi, chiunque. Nel frattempo si sta cercando con infinita pazienza di convincere alcuni migranti a spostarsi da dove hanno costruito le loro baracche di fortuna. Spiegargli che sono fatte in una zona del campo in cui non è possibile farlo non risulta essere un argomento particolarmente convincente.

È una giornata tranquilla e, paragonata ai momenti passati, sembra tutto calmo.

Nardò, provincia di Lecce, Salento, Puglia.

Per il secondo anno alla masseria Boncuri le Brigate di Solidarietà Attiva e l’associazione Finis Terrae gestiscono un campo ove centinaia di braccianti migranti originari dall’Africa giungono per la raccolta dei pomodori e delle angurie.

L’umanità che popola queste terre brulle a Nardò è variegata da tutti i punti di vista.

Sono numerosissime le etnie che abitano le tende blu nella parte organizzata della masseria così come tutti gli angoli e pertugi possibili e immaginabili. Tunisini, ghanesi, camerunensi, ivoriani, da anni in Italia con tutte le carte in regola, senza permesso di soggiorno, arrivati da poco, con famiglie che li aspettano nelle diverse città da cui si sono mossi per venire qui piuttosto che da soli, studenti universitari, laureati, senza scolarizzazione, giovani, giovanissimi, uomini di mezz’età, balordi furbi e malandrini come serafici e flemmatici lavoratori, sorridenti, gioviali, incazzati, polemici, consapevoli, determinati, stressati, senza speranza, fiduciosi…

Qui c’è il meglio di quello che si potrebbe trovare, il suo contrario e tanto altro ancora.

Dentro le tre stanze della masseria analogamente si trovano persone che arrivano da tutte le città e da storie anche molto diverse. Le Brigate di Solidarietà Attiva insieme a Finis Terrae sono il riferimento di quest’esperienza e catalizzano la partecipazione di molti dei suoi appartenenti così come di gruppi e singoli che, in relazione con loro sui diversi territori, vengono a contribuire al di là delle specifiche situazioni d’appartenenza.

Qui gli estremi si scontrano, convivono, si influenzano, si modificano e si ripropongono.

Per la prima volta s’è dato un evento unico: i braccianti si sono organizzati e messi in sciopero. Da soli, perchè le BSA sono fermissime sul principio di autorganizzazione dei migranti: le assemblee, le discussioni, le decisioni riguardo questa battaglia sono completamente in mano ai braccianti.

Ci sono stati, ad oggi, sei giorni di sciopero. I migranti, compatti, si sono astenuti dal lavoro. Hanno rifiutato di fare la raccolta dei pomodori, di essere sfruttati per 3/4 euro per ogni cassone che richiede un’ora e più di lavoro, d’esser costretti a pagare il trasporto al caporale di turno, il panino, l’acqua, perchè si è liberissimi di portarsi il cibo da soli ma così facendo il giorno dopo non si viene più presi a lavorare. Si sono organizzati tra le diverse etnie, scegliendo un portavoce per ognuna, svolgendo assemblee di campo in cui decidono insieme su quali punti costruire questa battaglia.

Chiedono paghe più alte, contratti veri, un centro per l’impiego al campo di Boncuri che permetta di saltare il passaggio obbligato dai caporali, trasporti messi a disposizione dalle imprese o dalle istituzioni, una legge sul caporalato che passi dalle sanzioni amministrative a quelle penali.

Rivendicazioni chiare, semplici, dirette.

D’altra parte la quotidianità in questo luogo è complessa, sfiancante, colpisce in tutta la sua drammatica umanità.

Ogni giorno ci sono decine di richieste d’aiuto di ogni tipo: c’è il presidio medico, con i volontari che cercano faticosamente di soddisfare ogni domanda, con continui invii negli ospedali della zona (è morto anche un ragazzo qualche giorno or sono e non certo per le condizioni di vita nel campo, come addirittura qualcuno a sinistra ha lasciato intendere). Le condizioni complessive di vita (e ancor di più di lavoro) sono le cause di continue malattie circolatorie, polmonari, di ogni tipo, per non parlare di quanto rischia “d’ammalarsi” la testa: depressione, abbruttimento, mancanza di fiducia e speranza, problemi d’abuso d’alcool, autolesionismo, aggressività sono rischi e compagni di viaggio quotidiani.

Il lavoro poi nel periodo della raccolta delle angurie mancava, con la raccolta dei pomodori è arrivato ma solo per una piccola fetta dei braccianti presenti. E allora, in queste condizioni, allo stremo delle forze, della sopportazione, delle proprie risorse economiche quanto interiori, farsi prendere dall’odio e dalla rabbia, magari verso chi è di fianco a sé, sarebbe la cosa più semplice.

Le risse, i litigi, le ruberie gli uni verso gli altri, sarebbe falso negarlo, sono una costante che accompagna, a volte in forma esplosiva, altre rimanendo sottotraccia, la vita di questo luogo. I volontari, i militanti che gestiscono questo campo camminano su di un sottile filo del rasoio tra tutto ciò. Ci vuole pazienza, dedizione, convinzione in sé e ancor più nella funzione di questo luogo innanzi tutto come esperienza non (solo) di solidarietà quanto di lotta, di battaglia politica. Generosi, pazzi, sorridenti e stremati, dal mattino sino a orari impossibili la notte, in un continuo aiutare, affiancare, ascoltare, assistere, partecipare. Con l’unica organizzazione possibile in questo luogo, che è quella che si inventa di giorno in giorno e che cambia continuamente rimodellandosi quotidianamente alla luce di ogni imprevisto e di ogni evento.

Ma come contraltare vi sono slanci enormi e piccoli gesti quotidiani fatti di solidarietà, forza comune, condivisione. I dannati della terra di Nardò sono al contempo un corpo unico in lotta, una forza consapevole e potente.

Del resto qui prende forma la storia più antica della lotta di classe, nelle sue accezioni più vere e storicamente esperite, in una terra che ha visto lo sfruttamento dei braccianti, la messa in schiavitù delle persone, la violazione sistematica di ogni diritto crescere e radicarsi come fosse una tradizione consolidata. Ma allo stesso modo a Boncuri siamo nel pieno della modernità della crisi economica che reinventa lo sfruttamento e lo declina all’oggi, siamo all’innalzamento all’infinito della precarietà di vita e di lavoro fatta a sistema.

La battaglia dei braccianti di Boncuri di cosa ci parla, del resto, se non delle lotte per il lavoro, il reddito, il welfare?

Cosa chiedono i migranti di questo campo se non le stesse cose che hanno alimentato l’anno appena passato con i suoi scioperi generali e generalizzati, le battaglie per il reddito e i beni comuni che hanno animato le mobilitazioni nate nelle Università sulla scia dell’iniziale contrasto alla riforma Gelmini?

Per la prima volta, forse non in assoluto ma certamente in maniera così evidente, nel nostro paese c’è uno scontro tra la crisi del capitale e la capacità d’autorganizzazione dei migranti su di un terreno eminentemente lavorativo e non genericamente legato “ai diritti”.

Anche per questo motivo “gli antirazzisti” fanno fatica a mettersi sulla lunghezza d’onda corretta. Qui lo schema “italiani solidali con i migranti privi di diritti di cittadinanza” non funziona per niente e non avrebbe alcun senso di proporsi. I braccianti di Nardò per primi dicono che la loro lotta è per il salario, le condizioni di lavoro, come qualunque altro lavoratore (e non), da qualunque parte del mondo provenga, Italia compresa.

E, infine, in questa vicenda si intrecciano radicalità, autorganizzazione, vertenza lavorativa e istituzionale, spezzando anche per i movimenti alcune consuetudini e luoghi comuni: nella battaglia dei braccianti di Nardò l’autorganizzazione è totale, la radicalità delle rivendicazioni ancor più che delle forme di lotta, l’individuazione del terreno vertenziale con le istituzioni altrettanto. Per questo Nardò oggi può essere non solo l’ennesima conferma per cui è dentro le contraddizioni che si esperiscono i processi virtuosi del conflitto ma anche una preziosa indicazione per l’autunno che viene.

 

Francesco Franz Purpura

http://brigatesolidarietaattiva.blogspot.com/2011/08/braccianti-nardo-incontro-fallito.html

http://bracciantiboncuri.wordpress.com/2011/08/08/braccianti-nardo-incontro-fallito-presidio-permanente-sotto-prefettura/

http://www.controlacrisi.org/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=16730&catid=36&Itemid=68

Il vento è cambiato? Allora alziamo il volume!


 

|||| DAL CONCERTO DEI SUBSONICA ALL’ARENA DI MILANO: IL BLITZ DEL COLLETTIVO ZAM|||

Il vento è cambiato? Allora alziamo il volume!

Musicisti, fotografi, artisti, suonatori, occupanti di spazi sociali, promoter, raver, bonghisti discreti, bevitori in compagnia, cantastorie, skater, organizzatori di concerti, wryter, reppettari, soci e non di associazioni e circoli, strimpellatori improvvisati, animatori di feste, dj, vj, mc, amanti degli spazi aperti, degli spazi pubblici, della socialità, della musica, della cultura, dei decibel quando ci vogliono…

Per anni l’amministrazione di questa città c’è stata nemica, avversa, ostile. concretamente, quotidianamente, ossessivamente. C’hanno trattato come nemici, come problema d’ordine pubblico, come una vergogna da rimuovere, estirpare, cancellare. Per anni Milano è stata intrappolata dall’intolleranza di pochi: intolleranza verso chi ha la pelle nera, verso la tribù che balla, verso chi ha la musica nel sangue.

Per anni l’amministrazione della città è stata in mano ad una cricca di sordi che ha escluso qualsiasi possibilità di dialogo. Il modello di città vivibile che perseguivano, se mai ve ne è stato uno, corrispondeva all’idea opposta alla nostra ed è per questo che la vocazione autoritaria di Milano è stata una triste consuetudine e quasi non ci stupivamo più nel vedere periodicamente repressa la voglia di divertirsi, di stare insieme e di rianimare la città.

Ci siamo ribellati come autentici sognatori a questa strumentalizzazione: giovane non ha mai fatto rima con criminale, notte non ha mai fatto rima con reato !

I nostri sogni sono sempre stati irrinunciabili, ostinati, testardi, resistenti e si sono contrapposti a politiche incapaci di trovare una soluzione alle esigenze differenti che popolano Milano I sogni però non sono controllabili, e più vengono ostacolati più si moltiplicano, si coltivano e si condividono. In questa primavera la città di Milano ha mandato a casa i SORDI, urlando il sogno collettivo di una città viva, ricca di luci e di suoni, di musica e vita come cultura, una città a misura anche di chi anima la notte.

Ora però noi, i sognatori, vogliamo vedere i segni del cambiamento, sentire il suono forte di una musica diversa, toccare con mano una città nuova, annusare realmente il profumo del rinnovamento, gustare finalmente Milano a piene mani. Siamo sognatori, non illusi.

Siamo concretamente sognatori, convinti protagonisti di ciò che accade e che deve cambiare. Non deleghiamo nulla, non aspettiamo regalie ma ci aspettiamo cambiamenti concreti.

Spazi, opportunità, servizi, trasporti, piazze, parchi, suoni, libertà…decibel!

Se il vento è cambiato allora alziamo il volume!

Zam – Zona Autonoma Milano

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ZAM-MUSICA || giovedì 28 luglio || GROOVEDì BENEFIT ZAMPALESTRA

| GROOVEDì ||

TUTTI I GIOVEDI DI LUGLIO
dalle ore 18.30 fino le 22

|| EVENTO CON INGRESSO A OFFERTA LIBERA ||

ZAM-MUSICA presenta:

GIOVEDì 28 LUGLIO

BENEFIT PROGETTO ZAMPALESTRA

A grande richiesta torna Vagionni Dj
40’s swing rock’n’rolla jazz-beat groovy-funky

http://soundcloud.com/mute​milano come link

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||In ogni caso nessun rimorso||DA GENOVA 2001 A MILANO 2011||

IN OGNI CASO NESSUN RIMORSO GENOVA 2001 – 20011 

Dieci anni fa Genova fu attraversata dalla rabbia scaturita dalle disuguaglianze e dalle ingiustizie generate da un’economia perversa,fondata sul profitto e sullo sfruttamento. In quei giorni centinaia di migliaia di persone riempirono le strade di Genova urlando”un altro mondo è possibile”,un mondo in cui la mercificazionde delle vite e dei territori non avrebbe trovato posto.
Gli 8 “grandi” ebbero paura, e con loro le prede che dal libero mercato traevano profitti vertiginosi rubando il futuro alle generazioni successive. E la risposta fu proporzionale ai loro timori di profitti erosi.Brutalità di piazza, la mattanza della Diaz, le torture di Bolzaneto e l’uccisione di Carlo, un ragazzo che quel giorno era in piazza come tante e tanti di noi.
Ma tante persone a Genova non ci sono state, per scelta o perchè erano troppo piccole.
Ecco, noi vogliamo ricordare ed attualizzare quelle giornate che cambiarono le vite di molte persone, consci che non c’è futuro senza memoria, che le lotte di oggi dei movimenti sono figlie del movimento di Genova.
Abbiamo deciso di farlo riprendendoci ancora una volta le strade ed i parchi di questa metropoli, perchè crediamo che la risposta al silenzio,alle menzogne e all’auto-assoluzione dello Stato debba essere pratica quotidiana nella nostra vita e nelle nostre città.
In un’era di “crisi” creata da questo sistema economico iniquo ci riprendiamo un parco simbolo di socialità, blindato dalle giunte milanesi passate a colpi di cancelli e recinti.
Lo abbiamo sempre fatto e lo rifacciamo anche oggi, per ribadire il nostro no alle chiusure dei muri,da Milano a Gaza.
Per un mondo senza confini, per un mondo di rispetto e per l’autodeterminazione delle nostre vite, dalle valli alle città.

|||||VENERDì 22/7/11|||||

DALLE 15.00 NEL PARCO DI PIAZZA VETRA

dj SET :

TRASHMILANO
B_TEAM
GAMBA DE LENK (LIVE ORCHESTRA)
QUATTRO ASSI
BRAVI RAGAZZI
DEGENERE REBEL SOUND
END
ESA & FRIENDS
ROCKETCREW

-MOSTRA FOTOGRAFICA SULLE GIORNATE DEL G8 (DINO FRACCHIA-MANUEL VIGNANI-ANTONELLO NUSCIA-TAVOLE DI ZEROCALCARE)

-GAZEBO CON PROIEZIONI DI VIDEO SU GENOVA (FREE CONSOLE VJ)

-LIVE PAINTING PERFORMAnCE (per ridare luce ai muri di questa citta) con i VOLKsWRITErS

Abbiamo intenzione di partire tutti e tutte assieme per andare al corteo nazionale del 23 Luglio a Genova.Per questo stiamo organizzando dei bus.
|||INFOPOINT PER I PULLMAN DEL 23 A GENOVA (CORTEO NAZIONALE)|||

Per prenotazioni : mail:pullmangenova [@] hotmail .com

tell. 3895445079

Partenza Sabato 23 Luglio ore 10.00 Romolo(mm2)

La nostra città arida non la vogliamo e dal basso ce la riprenderemo tutta…

Per Carlo,Abba,Renato,Federico​,Dax,Nicola,Michele e tutti i morti ammazzati sul cemento…

Per chi lotta perchè ciò non accada più!

SENZA MEMORIA NON C’E’ FUTURO!
LE STRADE SONO NOSTRE..

ASSOCIAZIONE CULTURALE E ANTIFASCISTA”DAX16MARZO200​3″
C.A. TORCHIERA
COMITATO NO EXPO
CORSARI MILANO
CSA BARAONDA
FOA BOCCACCIO 003
INTELLIGENCE PRECARIA
SOS FORNACE
VOLKSWRITERS
ZONA AUTONOMA MILANO-ZAM

 

SANATORIA TRUFFA UN ANNO DOPO||Venerdi 15 Luglio|| B.S.A Milano e ZAM||

 

VENERDI’ 15 LUGLIO h. 21:00
B.S.A. Milano e Z.A.M. vi invitano al dibattito
SANATORIA TRUFFA UN ANNO DOPO
dopo gru, torri e occupazioni, come continuare la lotta?
intervengono:
– Coordinamento migranti Bologna
– Coordinamento migranti Toscana Nord
– Presidio sopra e sotto la gru Brescia
– Immigrati autorganizzati Milano
– Razzismo stop Padova

a seguire…

||||||SERATA BENEFIT BSA MILANO|||||

Anche quest’anno le Brigate di Solidarietà Attiva promuovono la campagna “Ingaggiami contro il lavoro nero”, proponendo un campo di accoglienza per lavoratori stagionali che raccolgono angurie a Nardò (Lecce). Un punto di partenza per la sensibilizzazione e l’acquisizione dei diritti dei lavoratori, contro lo sfruttamento del lavoro nero e la logica del caporalato. Durante la serata sarà proiettato il documentario girato al campo l’anno scorso, Braccianti del XXI secolo.
Se vuoi sostenerci e/o saperne di più, fai un salto!

VENERDI’ 15 LUGLIO dalle 23 DJSET
BENEFIT B.S.A. MILANO
special guest DJ ALI BABA from Baluardo

 

Sono un immigrato, vivo a Milano da 5 anni. Nel mio paese non avevo un futuro, così sono partito per cercare lavoro.
Sono entrato in Italia irregolarmente, perchè non c’era altro modo. Ora lavoro nei cantieri o nei mercati, in nero, perchè non c’è altro modo.
Sono un clandestino, invisibile e ricattabile.
Un giorno un amico mi dice che c’è una “sanatoria”, che se riesco a farmi assumere come colf o badante posso ottenere il permesso. Io non sono né colf né badante. Ma vorrei tornare nel mio paese, vorrei sposarmi, fare dei figli e portarli qui con me. Allora raccolgo tutto quello che ho, mi faccio prestare quello che manca, e pago. Pago un mio connazionale che mi dice che un datore di lavoro italiano vuole assumermi. Pago 3000 euro, pensando a tutta la fatica che ho fatto per guadagnarli. Ma sono felice, perché quando avrò il permesso non sarò più illegale.
Poi però passano mesi e del permesso non so ancora nulla. Il tizio a cui ho dato i soldi non risponde più al telefono, è sparito. Anche il mio amico ha pagato e anche lui non sa più niente della sua pratica. E allora capisco, siamo stati truffati.
Decido di andare dalla polizia a denunciare il mio estorsore. Mi chiedono i dati, mi prendono le impronte. E invece di aiutarmi, mi danno un’espulsione.

Questa potrebbe essere la storia di migliaia di immigrati in Italia. Da qui nascono tutta la rabbia e l’indignazione che li hanno portati l’autunno scorso a salire su una gru a Brescia e su una torre a Milano, mentre in tante altre città si organizziavano presidi, manifestazioni e proteste. Di loro ne hanno parlato giornali, radio, televisioni; sotto quelle gru e quelle torri hanno conosciuto il significato della parola lotta e la solidarietà di tanti, italiani e stranieri. Non sono più invisibili, ora, e non sono certo soli. Associazioni, gruppi e attivisti continuano e continueranno a sostenerli. Ma dopo più di un anno di mobilitazioni, qual’è il bilancio? Quanto è stato ottenuto e quanto invece è ancora da rivendicare? Noi crediamo che sia ora di confrontare le diverse strade percorse e rafforzare le reti che da Padova a Massa Carrara, da Brescia a Bologna, ci uniscono tutti, italiani e stranieri, in un’unica lotta. Perché i diritti o sono di tutti o di nessuno. E insieme va decisa la prossima mossa.

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