MERCOLEDI 13 LUGLIO
Ore 21.30
|| EVENTO GRATUITO||

CineZAM presenta:

ISOLA 10
Un film di Miguel Littin.
Con Benjamín Vicuña, Cristian De La Fuente, Pablo Krögh, José Bertrand, Sergio Hernández.
Titolo originale Isla 10. Drammatico, durata 117 min.
Cile, Brasile, Venezuela 2009. – Nomad Film

Trailer:
http://www.mymovies.it/fil​m/2009/isola10/trailer/

Cile. Settembre 1973. Dopo il colpo di stato militare che rovescia Allende, un gruppo di ministri e di autorità del suo seguito vengono fatti prigionieri e deportati nel campo di concentramento di Dawson Island, nello Stretto di Magellano. Tra loro c’è Sergio Bitar, ministro delle miniere e consigliere economico del presidente, prigioniero numero 10, che di quella prigionia scriverà, una volta libero, dopo un lungo esilio.
Miguel Littin, cineasta cileno conosciuto e apprezzato internazionalmente, ricostruisce la testimonianza di Bitar amalgamando l’esperienza da documentarista con una buona sensibilità per il racconto. Così, gli attori in scena incarnano credibilmente la Storia, la sua memoria, e le storie, che il cinema può e deve raccontare, con i propri mezzi da teatro delle ombre e dei fantasmi.
La quotidianità dei lavori forzati, dell’obbedienza imposta col terrore, dell’impossibilità di usare la parola come strumento di replica per chi nella parola ha creduto, mettendo la propria al servizio degli altri, è cosa immaginabile, sulla quale Littin non insiste, provando invece a spostare l’occhio sulle eccezioni, sul numero del soldato tonto, sull’empatia di una guardia politicamente confusa, che intima ai prigionieri di gridare di dolore, come se li stesse malmenando, mentre li invita a riempirsi in fretta le tasche di frutta secca, ricca di vitamine.
Non per questo Dawson Island 10 diviene un film imprevedibile, non è il suo scopo né la sua virtù. La sua qualità è un’altra, quella di raccontare l’intelligenza di un gruppo di persone che non dimentica la propria identità, malgrado la condizione; che non si rifiuta ma non per questo accetta; che conosce il valore di una matita (spezzata), di uno spiraglio per l’espressione. Dignità del narrato e del narratore, quindi, che, posta a premessa, autorizza anche i primi piani, la messa in scena dei sentimenti. Non è mai stata qualità facile da portare in superficie sullo schermo, l’intelligenza, senza farsi lusingare dalle sirene della vanità o della pretesa di insegnare qualcosa, meno che mai quando la sua natura non è individuale ma collettiva. Un merito che Littin si guadagna nel nome della sobrietà e dell’impegno.

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